Milano 27.02.2020 • 4.09.2020
Montrasio Arte è lieta di presentare l’esposizione a cura di Eleonora Erriu “La mémoire (in)connue”, dedicata a una figura emblematica dell’arte italiana del Novecento, Vincenzo Agnetti (Milano 1926 – 1981), in dialogo con la giovane artista Patrizia Novello (Milano 1978). A legarli una forma concettuale di alta carica poetica. Vincenzo Agnetti, sperimentatore di diversi media e contributore della rivista Azimuth, ha certamente impresso la più pesante impronta nel terreno della ricerca concettuale degli anni sessanta e settanta italiani, ridefinendone i limiti. Valica infatti la legge essenziale dell’idea come impulso generatore dell’opera concettuale e la acuisce imprimendole una matrice personale, fino alla sfera profonda dell’esistenziale. La sua ricerca si può definire di tipo antropologico, o una archeologia della società, e si traduce in proposte di sottile ironia che riflettono sull’uomo e l’habitat moderno nel quale è immerso, spesso ricorrendo a una polisemia di senso racchiusa in aforismi caratterizzati da una concisione estrema. Le sue opere esposte in mostra rappresentano un pensiero sulla delicatezza dell’esistenza, la pienezza del presente e l’inaffidabilità della memoria. Tre villaggi differenti (1977), tre vocali come reperti di tre codici dimenticati nella (nostra) memoria. “Non c’è più nessuno” nel nostro villaggio.
In questa linea riflessiva sulla effimerità del presente e sull’incertezza della memoria si inserisce la ricerca dell’artista contemporanea Patrizia Novello. La nostra storia è fatta di conoscenze ed esperienze fugaci, che possono però essere registrate in qualche luogo: in un quaderno, in coordinate geografiche o in uno spazio più recondito, lasciandone solo la suggestione (A triangolo come lettere di soldati 2011). Assume quindi importanza la trasmissione del messaggio per la permanenza della memoria (Per lettera A: passi 2011).
In mostra saranno esposti i Tre villaggi differenti (1977) di Agnetti in dialogo con un progetto inedito di Patrizia Novello, Le soldat inconnu 2011, e altre tele recenti che, coerenti con la ricerca espressiva dell’artista, conciliano ancor più manifestamente il suo bisogno di rigore e geometria con una necessità emozionale e poetica, inserendosi in maniera più personale nel tema del ricordo e dell’assenza. Vincenzo Agnetti e Patrizia Novello, due generazioni differenti caratterizzate da un’urgenza analoga, da esecuzioni prettamente minimali, da equilibri tra l’estetica e il concetto, da una archeologia catartica per la Novello e più cinica per Agnetti.