a cura di Lorenzo Fiorucci e Luca Pietro Nicoletti
Milano 10.01 • 02.03.2018
Mercoledì 10 gennaio 2018 alle ore 18.30 si aprirà nella sede di Montrasio Arte in via di Porta Tenaglia 1 a Milano, “Non in tinta con il divano”. Una mostra di riflessione, che già dal titolo palesa la propria posizione critica nei confronti di un atteggiamento generalizzato che tende a mortificare l’arte e lo spessore narrativo che in essa risiede. La selezione di artisti proposta, al di là della loro notorietà individuale, vuole infatti rimettere al centro il contenuto non solo estetico, ma di linguaggio espressivo e di comunicazione sociale affinché l’arte possa travalicare il mero valore economico ed ambire nuovamente al ruolo di decodificatore della realtà. Gli artisti presi in esame nel progetto espositivo sono volutamente di provenienza Anglofona (Auerbach • Bacon • Petlin • Sutherland) e Italiana (Bellandi • Cremonini • Ferroni • Guerreschi • Recalcati • Romagnoni). La ragione di questo confronto non è da intendersi nella volontà di un’indagine espressiva e linguistica, maturata nelle rispettive ricerche artistiche, ma piuttosto proporre una lettura ampia e di confronto attraverso cui misurare le diverse esperienze nazionali in merito all’evoluzione del sistema dell’arte. Nel caso degli autori inglesi la struttura del sistema che li ha generati e visti crescere ha garantito loro una sopravvivenza oltre qualsiasi moda o fatto di costume. L’essere stati oggetto di mostre personali ed acquisizioni museali ha permesso loro di non curarsi troppo dell’aspetto mercantile, o quantomeno, di non dover necessariamente sottostare alle sue logiche. Basti pensare a figure come quelle di Auerbach che ha saputo attraversare quasi un secolo di storia dell’arte rimanendo sempre fedele alla propria idea di ricerca. La questione cambia radicalmente se rapportata al conteso italiano. L’incapacità di costruire un modello funzionale di relazione tra pubblico (Musei, Istituzioni, ecc…) e privato (Gallerie, Fondazioni, Storici, Collezionisti, ecc..) è forse tra le causa principale del ritardo che il paese ha maturato nella sensibilizzazione e comprensione delle arti contemporanee oltre a generare una completa assenza di mercato, un giudizio spesso conformista ed attardato e una disattenzione generalizzata nei confronti dell’arte attuale. Un sistema variegato e per certi aspetti antitetico tra i due paesi e che si articola attraverso le proposte delle maggiori gallerie private, la programmazione espositive dei grandi musei pubblici, le attenzioni dei critici e dei media nei confronti dell’arte contemporanea con particolare riguardo negli anni del boom economico. L’invito a dibattere, che i curatori della mostra hanno proposto ad alcuni critici e storici dell’arte, si inserisce in quel tentativo di disegnare una diversa attualità attraverso un’esperienza che il passato ci può suggerire, affinché si possano restituire valore contenuti non solo economici al sistema che regola il mondo delle arti contemporanee.