a cura di Marco Tonelli e Ruggero Montrasio
28 marzo • 12 maggio 2017
Montrasio Arte è lieta di annunciare Giacinto Cerone. Una nota che non c’è (inaugurazione lunedì 27 marzo ), a cura di Marco Tonelli, saggio critico di Marco Tonelli, interviste di Adelaide Santambrogio e Ilaria Despina Bozzi. In mostra una selezione di sculture in ceramica realizzate da Giacinto Cerone (Melfi 1957 – Roma 2004) dalla fine degli anni Novanta sino all’anno della sua prematura scomparsa . Il percorso espositivo si snoda attraverso una ventina di opere, tra le altre la serie dedicata ai fiumi del Vietnam. Corredano la mostra un nucleo di fotografie e il video Selfportraits. Giacinto Cerone, a cura di Ines Musumeci Greco, regia di Ignazio Agosta, comprodotto da Raisat Art, Rai Trade e Filmago . I lavori di Giacinto Cerone (Melfi 1957 – Roma 2004) portano i segni di un’inquietudine profonda. Cerone aggredisce la materia, con gesti rapidi e incisivi. Tagli, torsioni, lacerazioni diventano la sintesi formale della prorompente composizione plastica dello scultore. Seppure Cerone abbia utilizzato in modo profondo e appassionato diversi materiali (legno, metallo, gesso, plexiglas, vetroresina, moplen, ceramica, marmo, pietra), la ceramica e il gesso ci trasmettono in modo forse più diretto e letterale l’impronta della sua fisicità e della sua gestualità . I blocchi geometrici vuoti di terra cruda, che gli venivano preparati a partire dal 1993 e fino sua alla morte da Davide Servadei presso la Bottega Gatti di Faenza (nel 1991 Cerone aveva già realizzato numerose ceramiche ad Albisola presso le Ceramiche San Giorgio con Salino e Poggi e poche altre nel 1987), li sottoponeva a torsioni, rotture, squarci, fino a batterli con un tubo se il suo corpo non riusciva a farli esplodere di rabbia e disperazione, estasi e vita. Il modo di lavorare l’argilla per Cerone avveniva attraverso rimozioni e ritorni, sepolture ed emersioni in cui eventi dell’oggi risvegliano e risignificano fatti di ieri. Nel suo caso possiamo parlare non tanto né in modo autobiografico di scultura come trauma, ferita o lacerazione, ma del trauma della scultura, proiettando e trasformando nei processi stessi del farla (nel modo tipico di Cerone) qualsiasi originaria contesa con la materia o qualsivoglia attività esistenziale… Un catalogo bilingue (italiano • inglese), edito da Silvana editoriale in collaborazione con l’Archivio Giacinto Cerone (Roma) e Montrasio Arte, accompagna l’esposizione. Un ampio apparato fotografico e documentario completa l’edizione.
Giacinto Cerone nasce a Melfi nel 1957 e muore prematuramente a Roma nel 2004. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche: Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni, Cento; Banca Nazionale del Lavoro, Roma; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Galleria d’Arte Moderna, Torino; Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza; Inpdap sede di Bruxelles; Unicredit, Torino; MUSMA, Matera; MACRO, Roma.